Civiltà Micenea in Grecia

La Civiltà Micenea indica l'epoca avanzata della tarda età del bronzo, sviluppatasi tra il 1700 e il 1100 a.C. nelle regioni della Grecia centrale, meridionale e insulare.

Rappresenta la prima gran civiltà greca nel territorio continentale, caratterizzata da palazzi imponenti, strutture urbane organizzate, opere artistiche raffinate e un sistema di scrittura, la Lineare B. Quest'ultima venne decifrata da Michael Ventris, con il contributo di Emmett Bennett, Alice Comber e John Chadwick, dimostrando le sue radici greche.

Mappa della Grecia Micenea con le principali città ed insediamenti
Mappa della Grecia Micenea con le principali città ed insediamenti.

Il termine "miceneo" trae origine dal sito di Micene, in Argolide, uno dei centri chiave della cultura. Al culmine del suo splendore questa civiltà si espanse anche a Creta, nelle altre isole dell'Egeo, a Cipro e lungo il Mediterraneo orientale. Pur essendo classificata tradizionalmente come un periodo preistorico, le conoscenze attuali si fondano principalmente su ritrovamenti archeologici.

Geografia della Civiltà Micenea

La principale fonte di informazioni sulla geografia culturale della Civiltà Micenea è costituita dai reperti archeologici, seguiti da quelle derivanti dai testi in Lineare B.

L'approccio tradizionale basato sull'Iliade e sull'Odissea che ha guidato la ricerca per diversi decenni, si è rivelato in gran parte fuorviante. I poemi epici omerici, nella forma in cui ci sono giunti, risalgono ad almeno cinque secoli – ovvero quindici generazioni – dopo la conclusione della civiltà micenea, e vanno considerati opere di carattere poetico-mitologico, piuttosto che testimonianze storico-geografiche.

La maggioranza degli studiosi contemporanei condivide il punto di vista di Moses Finley, il quale sostiene che i poemi riflettano soprattutto l'epoca in cui sono stati composti, oltre al periodo immediatamente precedente, e pertanto non possono essere utilizzati come una mappa reale del mondo miceneo.

La Maschera di Agamennone, il reperto più famoso della Civilà Micenea.
La Maschera di Agamennone, il reperto più famoso della Civiltà Micenea.

Il confronto tra dati archeologici e letterari è utile, ma serve principalmente a far luce sulle modalità di sfruttamento poetico del passato da parte degli autori omerici, piuttosto che a delineare in modo accurato il contesto storico della civiltà micenea.

Il "pacchetto miceneo" (edificio palaziale di tipo megaron, Lineare B, tombe a volta, ceramica nera levigata tornita a profondità aperta) identifica il nucleo del mondo miceneo: la Grecia continentale meridionale (in particolare il Peloponneso), la Grecia centrale orientale (Attica, Beozia) e l'Eubea.

Notevole è la concentrazione di siti in Argolide e Messenia, centri fondamentali della cultura micenea, mentre recenti scoperte nella zona di Volos suggeriscono l'espansione in Tessaglia, Epiro e Macedonia.

La Civiltà Micenea si diffuse via mare verso sud ed est, raggiungendo il massimo splendore nel XIII secolo a.C. L'area culturale micenea, evidente per la presenza di ceramiche importate e relative imitazioni locali, testimonia il suo impatto sull'intero Egeo e sul Mediterraneo orientale.

Ma la sola ceramica non basta a dimostrare la presenza di coloni micenei: pratiche funerarie, cultuali e l'uso della scrittura offrono prove più convincenti.

La Porta dei Leoni a Micene.
La Porta dei Leoni a Micene.

I Micenei apparvero nelle isole dell'Egeo e a Creta già intorno al XIV secolo a.C., successivamente nelle Cicladi, a Cipro, nel Dodecaneso e lungo le coste della Grecia; l'insediamento nelle regioni settentrionali (Epiro, Macedonia, Tracia) avvenne più tardi, attorno al VII-VIII secolo a.C.

Durante il crollo dei regni micenei, gruppi di popolazione di origine achéa si stabilirono in Cilicia, Asia Minore, sulla costa siro-palestinese e in Italia. I contatti commerciali e diplomatici si estesero fino a Troia, Ugarit, in Sardegna, nella Penisola Iberica, in Egitto e perfino alcune in zone dell'Europa settentrionale, come Germania, Irlanda e Gran Bretagna, come testimoniano reperti e oggetti con la Lineare B.

Architettura della Civiltà Micenea

Le strutture fortificate, compresi palazzi e monumenti funerari, rappresentano uno degli elementi distintivi dell'architettura micenea.

Resti di cittadelle murate sono stati rinvenuti a Tirinto, Micene e Midea (in Argolide), a Larissa, a Gla (in Beozia) e ad Atene, nell'area della futura Acropoli. I Greci del primo millennio, affascinati dalle rovine di queste antiche fortificazioni, le attribuirono ai Ciclopi, da cui deriva l'appellativo "mura ciclopiche".

Per quanto riguarda l'architettura funeraria, emergono principalmente tre tipologie: tombe a fossa, tombe con camera scavata (o semplicemente a camera) e tombe a cupola. Queste ultime rappresentano senza dubbio una delle realizzazioni architettoniche più straordinarie ed evocative della Civiltà Micenea.

Organizzazione sociopolitica

Basandosi sulle tavolette in Lineare B, la società micenea appariva strutturata in maniera gerarchica. Al vertice c'era l'anaktas, seguito da funzionari appartenenti alla classe dei guerrieri e da funzionari locali.

Successivamente vi erano sacerdoti, sacerdotesse e il popolo, impegnato nell'artigianato e nell'agricoltura. Le radici di questa stratificazione sembrano risalire al Medio Elladico, sebbene la fase non sia del tutto chiara.

Il Medio Elladico, che precedette lo sviluppo pieno della Civiltà Micenea, si caratterizzava per una società apparentemente semplice: la struttura sociale era incentrata sulla famiglia nucleare, ma le ultime fasi del periodo mostrarono l'emergere di una gerarchia, con élite ricche e potenti.

Le prove derivanti dalle tavolette indicano chiaramente che l'anaktas dominava la struttura e dopo di lui gli heqetai, élite aristocratica dotata di schiavi, fungevano da comandanti e avevano ruoli militari.

Seguivano figure come il telestas, probabilmente sacerdote o alto funzionario e proprietario terriero, il qasireu, paragonabile al re omerico ma in realtà un funzionario comunale ed infine i funzionari locali, forse organizzati in un consiglio di anziani, che operavano sotto il dominio centrale.

La società micenea si divideva quindi in due gruppi: i seguaci dell'anaktas, che gestivano le funzioni amministrative e il palazzo, e il da-mo, ovvero il popolo, inteso come comunità locale impegnata nella gestione del territorio. Al fondo della scala sociale si trovavano gli schiavi.

I testi in Lineare B illuminano anche l'organizzazione di genere. Le donne, impiegate nell'artigianato (in particolare nel settore tessile) e, in alcuni casi, nel culto come sacerdotesse, ricoprivano ruoli distinti rispetto agli uomini, con ambienti lavorativi separati. I bambini comparivano nel contesto familiare, ricevendo razioni e partecipando a laboratori specializzati, mentre la maternità era rappresentata in maniera prevalentemente iconografica, senza assumere posizioni ideologiche indipendenti.

Religione della Civiltà Micenea

Le informazioni sulla religione micenea provengono dai ritrovamenti archeologici nei siti sacri, dai reperti iconografici (in particolare sigilli) e dai testi in Lineare B, che però hanno un carattere amministrativo e contabile. L'interpretazione dei simboli e dei reperti sacri, così come la distinzione tra elementi micenei e minoici, resta problematica per la mancanza di iscrizioni esplicative.

Nonostante l'influenza minoica e il carattere amministrativo dei testi, molti elementi della religione greca storica sono già attestati nei reperti micenei, suggerendo una continuità spirituale dalla preistoria.

Tra le pratiche religiose più evidenti vi sono i sacrifici animali e i banchetti rituali, documentati da donazioni di animali e alimenti nei palazzi di Pylos, Cnosso e altrove. In questi contesti numerosi vasi (kylices) e altri oggetti testimoniano l'organizzazione di grandi simposi e offerte liquide, come dimostra anche il Murale del Lyrodo nella sala centrale del palazzo di Pylos.

Le fonti evidenziano che l'anaktas aveva un ruolo centrale nel culto, fungendo sia da organizzatore che da destinatario delle offerte. Alcuni resoconti che lo mostrano ricevere olio insieme ad altre divinità hanno portato molti studiosi a suggerire che egli fosse dotato di uno status quasi divino, similmente ai re delle antiche società minoiche.

La fine della Civiltà Micenea

Durante gli ultimi decenni del secondo millennio a.C., i centri di potere micenei furono distrutti – spesso a causa di incendi – o abbandonati. La popolazione diminuì notevolmente, le pratiche funerarie divennero più austere e la scrittura micenea, la prima forma di scrittura greca, scomparve, lasciando un lungo vuoto prima del successivo riemergere della scrittura nella Grecia antica.

Quasi tutte le principali città subirono attacchi esterni o disastri naturali e lo stile di vita si regredì a condizioni simili a quelle del Mesolitico. Nonostante i danni, gli incendi nei palazzi permisero la conservazione di testi che, decifrati successivamente, offrono oggi preziose informazioni.

Sono state avanzate tre ipotesi principali per spiegare il crollo dei regni micenei: catastrofi naturali, invasioni esterne e conflitti interni.

Le evidenze archeologiche attestano disastri naturali – terremoti, incendi e forse variazioni climatiche – per cui il sistema resistette almeno inizialmente, tanto che molti palazzi vennero ricostruiti. L'eventualità degli attacchi di invasori esterni potrebbe aver spinto al rafforzamento delle fortificazioni.

Il mito della Discesa dei Dori, elaborato dai Greci nel primo millennio a.C., non trova prove certe per questo periodo e sembra riferirsi più alla fine del Medioevo greco. Anche i misteriosi Popoli del Mare, responsabili della distruzione di alcuni insediamenti, potrebbero aver contribuito al declino del sistema miceneo.

L’amministrazione, basata su stretti legami tra i vari centri, si rivelò particolarmente vulnerabile: il cedimento di una regione aveva ripercussioni su molte altre, mentre l’economia, fortemente dipendente dai commerci internazionali, ne subì gravi interruzioni.

Con il crollo dei palazzi e dei centri amministrativi micenei, la Grecia entrò in un lungo periodo oscuro dal quale iniziò a riprendersi solo dopo il 900 a.C.